Non è sostenibile una società che dimentica, sminuisce, ferisce e persino uccide se stessa colpendo la metà dei propri componenti.
Non è sostenibile una società che continua ad insegnare e trasmettere quelle parti della propria cultura che legittimano la violenza contro le donne.
La violenza contro le donne è una grave violazione dei diritti umani e può essere fermata solo attraverso esplicite volontà e alleanze che coinvolgano ogni settore della società civile, il mondo economico e le istituzioni.
È una delle più grandi sfide di sostenibilità sociale perché coinvolge, prendendo in considerazione soltanto la violenza intrafamiliare, un terzo della popolazione italiana. Le proporzioni aumentano drammaticamente se prendiamo in considerazione anche i discorsi d’odio sui social, le discriminazioni per genere, le molestie e violenze in strada e sul lavoro.
Sono 3230 le donne assassinate dal 2000 ad oggi, 538.000 le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale negli ultimi 5 anni, 142 le donne uccise nel 2018. Dando uno sguardo al mondo dei minorenni il 5% delle adolescenti dichiara di avere vissuto episodi di violenza all’interno delle proprie relazioni, e sono 1546 le ragazze minorenni stuprate negli ultimi 5 anni. Più in generale 40.000 tweet negativi su 150.000, nel 2018, avevano come obiettivo le donne.
L’ultima indagine ISTAT sugli stereotipi nei ruoli di genere dice che più di una persona ogni quattro pensa che le donne possano provocare violenza sessuale con il loro modo di vestire, il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi ad un rapporto sessuale se davvero non lo vuole.
È una vera e propria mappa dell’odio, di cui è stato calcolato anche il costo economico, pari a circa 2 punti percentuali di PIL ogni anno, 26 miliardi di euro solo in Italia.
Chiunque cerchi un obiettivo di sostenibilità sociale non ha certo bisogno di cercare molto lontano da sé e il contributo che può dare è in grado di generare un impatto sociale tra i più significativi a cui si possa ambire.